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Come misurare la messa a terra

La sicurezza degli impianti elettrici è un aspetto fondamentale in ogni ambiente, sia esso domestico, industriale o commerciale. Un elemento cruciale per garantire questa sicurezza è la corretta messa a terra, che permette di proteggere persone e apparecchiature da potenziali pericoli dovuti a dispersioni o guasti elettrici. Tuttavia, sapere se un impianto di terra è realmente efficace richiede delle verifiche precise e metodiche. In questa guida, ti accompagneremo passo dopo passo nel processo di misurazione della messa a terra, illustrando gli strumenti necessari, le procedure da seguire e le principali norme di riferimento. Che tu sia un professionista del settore o un appassionato desideroso di approfondire l’argomento, scoprirai come effettuare controlli affidabili per assicurare la massima sicurezza degli impianti elettrici.

Indice

  • 1 Come misurare la messa a terra
  • 2 Altre Cose da Sapere

Come misurare la messa a terra

Misurare la messa a terra è un’operazione fondamentale per garantire la sicurezza degli impianti elettrici, prevenire scosse elettriche e proteggere persone e apparecchiature. Il controllo della resistenza di terra permette di verificare che il collegamento tra le parti metalliche dell’impianto e il terreno sia idoneo a disperdere correnti di guasto in modo sicuro ed efficace.

Per eseguire questa misura si utilizza generalmente uno strumento chiamato “terrametro”, o misuratore di terra. Il metodo più diffuso, detto anche metodo delle “tre punte” o “metodo voltamperometrico”, prevede di scollegare temporaneamente il dispersore dall’impianto e collegare lo strumento secondo una configurazione ben precisa. Il misuratore invia una corrente nota tra il dispersore in esame e una puntazza ausiliaria, conficcata nel terreno a una distanza adeguata (solitamente tra i 20 e i 50 metri, a seconda della natura del terreno e della profondità del dispersore). Una seconda puntazza, chiamata di potenziale, viene posizionata tra il dispersore e la puntazza di corrente, solitamente a circa un terzo della distanza totale.

Lo strumento misura la differenza di potenziale tra il dispersore e la puntazza di potenziale mentre scorre la corrente, calcolando così la resistenza del terreno interposta tra il dispersore e il punto in cui si trova la puntazza di potenziale. Affinché la misura sia affidabile, è fondamentale che le puntazze siano posizionate in modo che il terreno non risenta di influenze dovute ad altri dispersori o a condutture metalliche sotterranee. È buona norma ripetere la misura variando la posizione della puntazza di potenziale intorno alla distanza standard e verificare che il valore rimanga stabile, a conferma che il terreno è omogeneo e la misura rappresentativa.

Nei casi in cui non sia possibile scollegare il dispersore dall’impianto, o vi siano più dispersori collegati tra loro, si possono adottare metodi alternativi come la misura ad “anello chiuso” che, sfruttando la corrente indotta da un trasformatore a pinza, consente di stimare la resistenza di terra anche senza interrompere il collegamento di terra. Tuttavia, questi metodi danno informazioni sulla resistenza complessiva dell’impianto di terra e non sulla singola presa di terra.

Dopo aver effettuato la misura, il valore ottenuto va confrontato con i limiti previsti dalle norme di sicurezza, che variano a seconda della tipologia di impianto e del sistema di distribuzione elettrica. Se la resistenza risultasse troppo elevata, sarà necessario intervenire migliorando il sistema di dispersione, ad esempio aumentando il numero di dispersori o migliorando il contatto con il terreno.

La procedura descritta è essenziale sia in fase di collaudo degli impianti nuovi sia durante le verifiche periodiche previste dalla normativa. Una corretta messa a terra, verificata e mantenuta con misure accurate, rappresenta la prima barriera contro i rischi elettrici e garantisce il corretto funzionamento dei dispositivi di protezione dell’impianto.

Altre Cose da Sapere

Cos’è la messa a terra e perché è importante?

La messa a terra è un sistema di sicurezza utilizzato negli impianti elettrici che collega parti metalliche non destinate a condurre corrente direttamente al terreno tramite un conduttore. Questo permette di disperdere eventuali correnti di guasto, proteggendo persone e apparecchiature da folgorazioni o danneggiamenti.

Quando è necessario misurare la messa a terra?

La misurazione della messa a terra è necessaria in fase di installazione di nuovi impianti elettrici, durante la manutenzione periodica, dopo modifiche sostanziali all’impianto e ogni qualvolta si sospetti un malfunzionamento o un aumento della resistenza di terra.

Quali strumenti servono per misurare la messa a terra?

Gli strumenti principali sono il misuratore di terra (o terra-tester) e, in alcuni casi, strumenti multifunzione per l’analisi degli impianti elettrici. Alcuni modelli richiedono l’uso di picchetti di prova e cavi di collegamento.

Qual è il valore ideale della resistenza di terra?

Il valore ideale della resistenza di terra è inferiore a 10 ohm per gli impianti civili e industriali, ma può variare in base alle normative locali e al tipo di impianto. In generale, più basso è il valore, maggiore è la sicurezza offerta dal sistema di terra.

Come si effettua la misura della resistenza di terra?

La misura si effettua posizionando due picchetti di prova nel terreno, a una certa distanza dall’impianto da testare. Il misuratore invia una corrente attraverso i picchetti e misura la differenza di potenziale, calcolando così la resistenza di terra. Esistono anche metodi senza picchetti, basati su pinze amperometriche, utili in contesti dove non è possibile inserire picchetti.

Cosa può influenzare la misura della messa a terra?

La misura può essere influenzata da fattori come la composizione e l’umidità del terreno, la profondità e la lunghezza dei dispersori, la presenza di strutture metalliche sotterranee e la distanza tra i picchetti di prova.

Ogni quanto tempo va controllata la messa a terra?

Secondo la normativa italiana (DPR 462/01), gli impianti di terra devono essere verificati almeno ogni 2 o 5 anni, a seconda del tipo di ambiente (ad esempio, nei luoghi a maggior rischio di incendio la frequenza è biennale).

Cosa fare se la resistenza di terra è troppo elevata?

Se il valore misurato è superiore ai limiti ammessi, occorre migliorare il sistema di dispersione. Le soluzioni possono includere l’aggiunta di altri dispersori, l’aumento della profondità degli stessi, l’utilizzo di materiali conduttori migliori o il miglioramento delle condizioni del terreno intorno ai dispersori.

È possibile misurare la messa a terra senza scollegare l’impianto?

Sì, esistono strumenti che permettono di eseguire la misura senza scollegare l’impianto, come le pinze per la misura della resistenza di terra. Tuttavia, questi strumenti possono dare risultati meno precisi rispetto al metodo con picchetti.

Serve un tecnico qualificato per misurare la messa a terra?

Sì, la misurazione della messa a terra deve essere effettuata da personale qualificato, in quanto è un’operazione che richiede competenze tecniche specifiche e il rispetto delle normative di sicurezza.

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